Vita da legionario. Un italiano nella legione straniera by Danilo Pagliaro & Alessandro Cipolla

Vita da legionario. Un italiano nella legione straniera by Danilo Pagliaro & Alessandro Cipolla

autore:Danilo Pagliaro & Alessandro Cipolla [Pagliaro, Danilo & Cipolla, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-07-06T12:29:30+00:00


La Legione va in vacanza

Han spento già la luce

son rimasto solo io

e mi sento il mal di mare.

Il bicchiere però è mio

cameriere lascia stare

camminare io so.

Dik Dik, Senza luce, 1967

Soldati in bicicletta non ne avevo visti mai. Solo sui libri di scuola: Enrico Toti e le staffette portaordini nelle guerre mondiali. Scoprii invece che anche la Legione le aveva. Fui mandato a prenderle, una per ognuno di noi, nel nostro “magazzino dello sport” per caricarle sui camion.

La sera prima avevo scoperto anche un’altra cosa. La moglie del sergente partito in operazione, la sudamericana, che indossava hotpants e una canottiera più piccola di due taglie, fuori da una discoteca di Orange. E non era sola.

Vai a capire dove ero stato fino a quel momento. Ma allora non avevo capito niente dell’universo femminile?m Mi unii agli altri che caricavano vanghe, pale, picconi, scopettoni e letti da campo. Avevo bisogno di tante cose, ma non di riflessioni filosofiche.

Fitzgerald aveva annunciato: «Siete al plotone d’istruzione da un mese. Venite da quattro mesi a Castel. È il momento di prenderci una vacanza. Sarà una specie di campeggio».

Dov’era la fregatura?

Caricammo i Trm e partimmo. Uno lo guidavo io; Foullit, il ragazzo del test di Cooper qui al Rec, faceva lo chef de bord, il “capomacchina”. Se avessi sbattuto da qualche parte, avrebbero messo dentro me, perché ero il guidatore, e lui, perché non aveva sorvegliato abbastanza che rispettassi il codice della strada. Tu vedi come funziona il mondo nella vita militare!

Forse ci avevano scelto perché tanto imbranati non sembravamo. E, ugualmente forse, non mi ero sbagliato ad averlo trovato da subito simpatico.

Imboccammo l’autostrada, direzione Marsiglia. Voleva dire tutto e niente. La attraversammo e vidi il cartello che indicava la direzione di Aubagne. Invece noi tenemmo la destra fino al Parco nazionale dei calanchi, direzione mare. Sapevo che in quel modo, di lì a un’ora, saremmo arrivati a Saint Tropez. Nel 1956 Robert Vadim ci aveva giratpo un film: Et Dieu… créa la femme, ambientato in quello che fino a quel momento era stato solo un villaggio di pescatori. Nel film recitava una ventiquattrenne Brigitte Bardot. Da allora, quel villaggio non era stato più lo stesso.

Superammo Tolone e a metà strada per Saint Tropez traversammo la città di Hyères, spiagge incantate e turismo d’élite; la regina Vittoria ci trascorreva le vacanze. Non pretendevo tanto, in ogni caso i francesi tra di noi cominciarono a sciogliersi in qualche sorriso. Foullit, compreso nel ruolo, guardava serio a destra e a sinistra. O magari cercava solo di trovare qualche sua ex in prendisole. All’uscita dalla città i due Trmn 4000 puntarono verso la presqu’ile de Giens, la lingua di terra, larga un chilometro, che parte da Hyères, si inoltra nel mare e alla sua estremità si apre come la corolla di un fiore. Costeggiavamo il mare e la strada, perpendicolare alla costa, voltammo verso ovest e ci trovammo ai piedi di una collina coperta dalla macchia mediterranea.

A sinistra c’era l’ingresso di un camping. Guardando dal cancello d’ingresso, sembrava non avere più neanche un metro quadro libero.



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